venerdì 30 ottobre 2015

LA LUCE DEL SOLE NON E' UNIFORME






La luce del sole si diffonde sempre in maniera uniforme sia sulla superficie terrestre che sulla Luna. Le immagini del primo sbarco sulla Luna del 20 luglio 1969 contraddicono però questa inderogabile legge universale e sono la prima evidenza del gigantesco inganno. Basta prendere il fotogramma originale di questa immagine della NASA e ridurre gradualmente la luminosità sullo schermo del computer per rendersi conto che la fonte luminosa non può essere il sole. Il cono d’ombra che si crea ai lati dimostra in maniera evidente che sono state utilizzate  delle lampade ad incandescenza. 


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venerdì 23 ottobre 2015

LO STRANO CASO DELLA MORTE DI THOMAS BARON




Il 27 gennaio 1967 avviene un evento drammatico che cambierà il corso della storia delle missioni spaziali americane. Durante un’esercitazione sulla rampa 34 di Cape Canaveral  l’Apollo 1 si incendia improvvisamente e nel gigantesco rogo muoiono bruciati vivi  i tre astronauti Grissom, White e Chaffee.  L’opinione pubblica rimane sconvolta e si scatenano le polemiche sulla necessità di continuare a sprecare  denaro pubblico per missioni così inutili e pericolose. Il Senato americano attiva una Commissione d’inchiesta che viene affidata  a Thomas Ronald Baron, un addetto al Controllo Qualità e un Ispettore della Sicurezza per la North American Aviation (NAA), la società che costruì il modulo di comando dell’Apollo.
Baron  muove accuse pesantissime all’intera missione Apollo e il suo rapporto di 500 pagine fu consegnato al presidente del comitato parlamentare USA incaricato di investigare sulla morte dei tre astronauti. Nel suo rapporto  Baron punta il dito  non solo su tutte  le violazioni dei protocolli di sicurezza della NASA ma soprattutto mette in evidenza come le attuali conoscenze tecniche risultassero  del tutto insufficienti per poter ipotizzare di sbarcare sulla Luna nel breve e medio periodo.  
Qui di seguito viene riportato uno stralcio della deposizione di Thomas Ronald Baron resa di fronte alla sottocommissione del Senato per investigare le cause dell’incendio alla rampa 34, in cui morirono tre astronauti americani. Il presidente della commissione è  Mr Teague.
Mr. Teague: “Con le condizioni che lei ci ha illustrato qui, crede lei che potremmo avere successo in uno dei nostri tentativi?”
Mr Baron: “Nossignore, nossignore, non credo proprio.”
Mr. Teague: “Però abbiamo avuto un sacco di successi giusto?”
Mr Baron:  “Sissignore, li avete avuti, ma non con il programma Apollo.”
Dopo la sua  deposizione la NASA comimciò a temere che questa sarebbe stata la fine del progetto Apollo e presto  Baron divenne un bersaglio vivente.
Ecco la breve intervista  a Baron rilasciata il 21 aprile 1967 , esattamente sei giorni prima di morire.
D.- "Si sente la pressione della NASA?"
R.- "No! Anche se subito dopo l'incidente, mia moglie ha ricevuto telefonate minatorie, ma ora è tutto tranquillo.”
Però il 27 aprile 1967, esattamente una settimana dopo avere consegnato il suo rapporto, Baron rimane vittima di  uno strano incidente stradale e la sua auto viene travolta inspiegabilmente  da un treno. Baron muore assieme alla moglie ed alla figlia ma la notizia venne tenuta molto riservata e successivamente le  autorità avanzarono  l’ipotesi alquanto inverosimile di un suicidio. Dopo la morte di Baron il lungo rapporto scomparve misteriosamente e l’inchiesta si concluse rapidamente nell’arco di due sole settimane.  Nelle conculsioni finali le cause dell’incidente dell’Apollo 1 furono ricondotte solo ad una tragica fatalità causata da un corto circuito  nell’impianto di raffreddamento della capsula. Il finanziamento del progetto Apollo, costituito da trenta miliardi di dollari, era salvo e venne quindi riconfermato.


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lunedì 19 ottobre 2015

NOTIZIE DA NON DIVULGARE

Stanislav Pokrovsky, nel 2007 ha analizzato, con quattro metodi differenti, i filmati del primo stadio del Saturn V dopo il lancio dell’Apollo 11. Ha rilevato una velocità reale che, al massimo, equivarrebbe alla metà (1,2 km/s) di quella dichiarata dalla NASA (2,4 km/s). Ha concluso che sulla Luna si sarebbero potute portare al massimo 28 tonnellate anziché 46, e sarebbe stato possibile compiere solo un’orbita intorno alla Luna, ma non allunare con uomini e poi tornare sulla Terra. Nel 2008 Pokrovsky ha ritenuto di aver stabilito la ragione per cui una velocità più elevata sarebbe stata impossibile: problemi con la superlega Inconel X-750, usata nel motore F-1, che non sarebbe stato sufficientemente studiata a quel tempo. La stima della spinta del motore F-1 avrebbe dovuto essere diminuita del 22,5% per via di cambiamenti che, secondo Pokrovsky, derivano dalle alte temperature e dalle deformazioni plastiche di quel materiale. A partire da questi assunti ha rilevato la stessa velocità rilevata negli altri suoi studi. Pokrovsky sostiene che la stima della velocità del Saturn V sarebbe “la prima prova diretta dell’impossibilità dell’allunaggio dell’Apollo” e che quindici specialisti con qualifiche scientifiche hanno fatto una peer review del suo articolo sul tema e che le loro annotazioni non hanno cambiato i risultati finali.


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mercoledì 7 ottobre 2015

DUBBI E SOSPETTI


Nonostante siano ormai passati quarantasei anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può  dimostrare  con assoluta certezza  che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna. La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing  “We never went to the moon” (Non siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che  sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972  non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più  strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972,  ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre  presente che  il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2Mhz, cioé inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare. A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga  di  grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti  e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente  molto improbabile  che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il  fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai  -100 gradi  delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole.  Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate  sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi  satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra  mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per  un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati  i nastri originali del primo  sbarco sulla Luna con la  conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in cui veniva  diffusa questa incredibile  notizia il presidente Barak Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando  con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna. La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.
Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il  gigantesco inganno.  



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lunedì 5 ottobre 2015

LA CINA SULLA LUNA




La prima sonda cinese è atterrata sulla Luna segnando un nuovo, importante passo in avanti del programma spaziale di Pechino.  Comunicando la notizia del «dolce atterraggio», l’agenzia ufficiale Nuova Cina ha sottolineato con orgoglio che la Cina è il terzo Paese, dopo gli Usa e la Russia (allora Unione Sovietica), a far allunare con successo una sonda sofisticata, in grado di dare un contributo di rilievo agli studi sulla Luna, preparando il terreno per un secondo sbarco umano, obiettivo centrale del programma spaziale cinese rincorrendo l’epopea della passeggiata lunare di Neil Armstrong del 1969. Si tratta del primo «allunaggio morbido» dal 1976, quando un’impresa analoga fu realizzata da una missione congiunta russo-americana. La navicella spaziale «Chang’e 3»- dal nome di una popolare principessa della mitologia cinese - che ha portato la sonda, chiamata «Coniglio di giada» (Yutu in cinese), è stata lanciata il primo dicembre dal poligono di Xichang, nel sud della Cina. Nuova Cina precisa che la manovra di atterraggio è iniziata quando «Chang’e 3» ha raggiunto una distanza di 15 chilometri dalla Luna. Dopo 11 minuti, il «Coniglio di giada» atterrava sulla superficie lunare in un luogo chiamato «Sinus Iridiun» (la baia degli arcobaleni), che è considerato adatto per mantenere le comunicazioni con la base terrestre della missione. Wu Weiren, uno dei principali responsabili del programma spaziale cinese, ha sottolineato che si è trattato della «parte più difficile» della missione di «Chang’e 3».  La prima sonda cinese è atterrata sulla Luna segnando un nuovo, importante passo in avanti del programma spaziale di Pechino. La sonda ha a bordo degli strumenti estremamente sofisticati, come i radar che possono vedere sotto la superficie, e si ritiene che porterà dati importanti agli scienziati cinesi. 
Lanciato negli anni Cinquanta dall’allora presidente Mao Zedong, il programma spaziale cinese ha conosciuto un’accelerazione nell’ultimo decennio. Secondo Dean Cheng, un esperto cino-americano che lavora per la conservatrice Heritage Foundation di Washington, il programma spaziale riflette la volontà della Cina di essere riconosciuta come una superpotenza dal resto del mondo. La conquista dello spazio, ha affermato in un’intervista alla Bbc, è «un riflesso del potere economico» di un Paese. «Chiaramente, ha delle implicazioni militari perché gran parte della tecnologia spaziale è a doppio uso (civile e militare)», ha aggiunto. 
Una missione analoga è prevista per il 2017. I responsabili cinesi non si sono sbilanciati, ma si ritiene che una missione di astronauti cinesi sulla Luna potrebbe avvenire non prima del 2030.
Quindi i cinesi nel 2013, con la tecnologia avanzatissima rispetto a quella archeologica  del 1969 ed una  capacita economica pressoché illimitata, riconoscono di aver bisogno di altri 17 anni  prima di poter tentare un allunaggio con equipaggio a bordo. Invece dal luglio 1969 al dicembre 1972, in soli tre anni, gli americani sono andati sulla Luna con sei diverse missioni Apollo e dodici astronauti.  
A pensarci bene , qualche perplessità dovrebbe pur sorgere…



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NUOVI DUBBI DAI RUSSI



La Russia vuole aprire un'indagine per scoprire se gli americani hanno davvero mandato uomini sulla Luna con le missioni Apollo.Vladimir Markin , influente portavoce del Comitato Investigativo del governo russo, ha infatti pubblicato un editoriale sulla Izvestija ( che è stato tradotto in inglese sul Moscow Times perché non sfuggisse a nessuno) , nel quale afferma che un'inchiesta potrebbe "rivelare nuovi retroscena su questi storici viaggi spaziali". In particolare Markin pensa che potrebbe capire meglio per quale ragione la Nasa abbia distrutto i preziosi filmati originali del primo allunaggio di Nei Armstromng e Buzz Aldrin avvenuto nel luglio del 1969, giustificando la decisione con la necessità di contenere i costi. I russi vorrebbero anche sapere che fine abbiano fatto le pietre lunari portate sulla Terra nel corso di svariate missioni e delle quali non si hanno più notizie. Usando una figura retorica per affermare quello che nega Markin ha scritto : "Non vogliamo sostenere che gli americani non siano andati sulla Luna e che abbiano semplicemente girato un film sulla missione ma tutti questi reperti scientifici fanno parte del patrimonio dell'umanità e la loro scomparsa senza lasciare traccia rappresenta una perdita per tutti noi. In questo senso un'indagine potrebbe rivelare che cosa è realmente accaduto."
La Nasa aveva dovuto ammettere già nel 2006 di non essere più in grado di rintracciare gli storici nastri girati nel 1969 durante la missione Apollo 11 ed un'inchiesta interna aveva appurato che questi erano stati cancellati per errore assieme ad altre 200 mila registrazioni per poter riutilizzare le cassette e risparmiare sul badget. E' vero che probabilmente anche alla Nasa lavorano dei cretini ma in tutto il mondo la spiegazione candidamente fornita dal centro di Houston era sembrata talmente sconcertante da risultare poco credibile. L'ente spaziale americano si era difeso affermando di avere comunque rielaborato le immagini di emittenti televisive come la CBS e di averne ricavato filmati persino più nitidi dell'originale ma i russi sospettano che l'operazione sia servita solo ab togliere di mezzo alcuni dettagli che avrebbero potuto rivelare qualcosa di molto imbarazzante se osservati con le tecnologie digitali oggi disponibili. Già nel 1969 l'allora Unione Sovietica aveva dubitato che la missione sulla Luna si fosse effettivamente svolta e Mosca aveva sempre sostenuto che gli Stati Uniti d'America non disponevano ancora della tecnologia necessaria per realizzare un'impresa così complessa ma all'epoca dei fatti quelle insinuazioni erano sembrate solo il frutto dell'invidia e di un clima da guerra fredda . Oggi , dopo le sanzioni seguite alla crisi ucraina, sembra che quello stesso clima sia tornato riportando alla luce tutti i dubbi , i veleni ed i sospetti di allora e lo stesso Markin, dopo 46 anni di silenzi, afferma che presto potrebbe fare delle rivelazioni molto imbarazzanti su questo argomento. In particolare Vladimir Markin chiede di fare chiarezza sulle rocce lunari che hanno avuto una sorte alquanto strana. Già nel 1973 l'allora presidente americano Richard Nixon aveva deciso di donare dei piccoli frammenti lunari sigillati nel plexiglass a decine di Stati nel mondo ma ben 180 di questi reperti sono misteriosamente scomparsi. Alcuni sono stati ritrovati ma la cosa strana è che poi le analisi di verifica hanno riscontrato che essi in realtà erano solo frammenti di rocce terrestri ed allora i dubbi alimentano nuovi e inquietanti sospetti.

Una cosa sola è certa: i reperti lunari donati al museo di Amsterdam da Amstrong e Aldrin in persona sono risultati dei falsi reperti lunari.



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